Rieti – Terminillo
Tipologia: asfalto - Difficoltà: cicloturisticiIL TERMINILLO, LA MONTAGNA DEI ROMANI
Negli anni Trenta quella del Terminillo era una località raggiungibile solo a piedi. Niente strade, niente pubblicità per quella che, nel tempo, si sarebbe poi trasformata in una meta fissa per molti turisti “cittadini”. La strada, per volontà di Mussolini (che vedeva favorevolmente la creazione di una località di montagna per i romani, dopo quella di Ostia), venne definitivamente completata ad opera del padre di Vittorio Gassman nel 1938. Da quel momento la località appenninica avrebbe goduto del boom degli anni Sessanta, con la creazione di numerose abitazioni e residence in grado di soddisfare l’enorme domanda dei romani.
Il Terminillo avrebbe così sviluppato, nel corso del tempo, le proprie potenzialità estive (grazie alla vicinanza col lago di Piediluco) e invernali, diventando una delle mete fisse di attori e uomini di spettacolo durante gli anni della “dolce vita” di felliniana memoria.
Il nome “Terminillo”, convenzionalmente utilizzato per riconoscere la famosa salita, è quello del monte che sovrasta i versanti di Leonessa e di Rieti (2217 m. di quota). Per essere più precisi è bene sottolineare come lo spartiacque geografico tra Rieti e quello della Sella della Leonessa, che non è stata mai raggiunta in occasione delle tappa con arrivo a Campoforogna (ed indicate appunto come “Terminillo”).
Sono tre le strade che conducono al Terminillo, per molti definita “la montagna dei romani”: il versante sud – occidentale, che parte da Rieti ed attraversa l’abitato di Vazia, è sicuramente il più conosciuto ed il più percorso dal Giro d’Italia (che prevede solitamente l’arrivo ai 1675 metri della località di Campoforogna). E’ poi possibile raggiungere la località appenninica attraverso il versante settentrionale, che partendo dal paese di Leonessa incrocia la Sella della Leonessa (1893 m.) per poi scendere verso la stessa località di Campoforogna ed il già citato versante reatino. Esiste un terzo versante posto ad est del Terminillo (sterrato, inaccessibile alle auto e molto meno esplorato) che parte dall’abitato di Micigliano per ricongiungersi con la direttrice Campoforogna – Leonessa.
Analizzando la scalata del versante meridionale nella sua totalità (e quindi prendendo come riferimento l’intera scalata che da Rieti porta a Leonessa) si può descriverla come una delle ascese più dure dell’Italia centrale assieme a quelle di Campo Imperatore e Block Haus, sia per dislivello totale (1390 m), che per lunghezza (21,3 km) e pendenze (media 6,5% con punte fino al 13%). Un po’ meno arcigna risulta la scalata dal versante della Sella di Leonessa (15,4 km al 6,1 % media con punte del 10%). Il terzo versante, da Micigliano, sale lungo le pendici di Monte Elefante (circa 14 Km al 7,3% di pendenza media) e risulta parecchio impegnativo.
A livello amatoriale il Terminillo è anche sede di una Granfondo, con partenza e ritorno a Rieti
Da Rieti la strada è prevalentemente nel bosco ed il ciclista si trova, come già detto, ad affrontare il dislivello maggiore per raggiungere la vetta. La strada proveniente dalla Leonessa è sicuramente la più brulla, selvaggia e ricca di valli incontaminate.
IL TERMINILLO E IL GIRO D’ITALIA
La storia del Giro si intreccia col Terminillo già prima della Seconda Guerra Mondiale.
Tra il 1936 ed il 1939 vengono messi in programma ben quattro gli arrivi al Terminillo (nella zona di Campoforogna): sono infatti quattro cronoscalate identiche (sul percorso Rieti – Terminillo di circa 21 km.) ad inaugurare il felice connubio fra la località e le due ruote.
Nel 1936 è Giuseppe Olmo, originario di Celle Ligure, a conquistare il successo. Il corridore della Bianchi è un ottimo pedalatore, capace nel corso della carriera di conquistare corse dure come la Milano – Sanremo e di ottenere il nuovo Record dell’Ora in pista il 31 ottobre 1935 in un Vigorelli deserto per via di lavori di manutenzione non ultimati (abbattendo il muro dei 45 km/h con 45.090 km/h di media). “Gepin” Olmo conquista la cronometro del Giro in 55’12’’, relegando al secondo posto Aladino Mealli a 19’’ ed al terzo e quarto posto Bartali e Valetti, a 35’’. Bartali ribalterà poi sulle montagne quel Giro conquistando con due minuti abbondanti la maglia rosa finale sullo stesso Olmo.
Nel 1937 è Bartali a conquistare la cronoscalata nel tempo di 52’37’’, distanziando il solito Mealli di 41’’ e Valetti di 1’03’’. Proprio quest’ultimo sarà il primo dei battuti da “Gino Il Pio” a Milano, pagando il pesante dazio di più di otto minuti di distacco.
Nel 1938 tocca a Valetti conquistare la tappa del Terminillo con il tempo di 53’26’’. Cottur è secondo ad un’incollatura ed il solito Mealli terzo. Il Giro viene finalmente vinto, con merito, proprio da Valetti con 8’47’’ su Ezio Cecchi, lo “scopino di Monsummano”.
Nel 1939 è ancora Valetti ad imporre la propria legge: batte Bartali di 28’’ e con una grande impresa sul Tonale nella tappa di Sondrio scalza Bartali dal primo posto nella generale. All’arrivo all’Arena Civica di Milano Valetti è primo con 2’59’’ sul toscano della Legnano.
Devono passare quarantotto anni per rivedere il nome del Terminillo associato ad un arrivo del Giro d’Italia: accade nel 1987 (l’anno del Giro di Stephen Roche) quando a vincere sulla montagna dei romani è il francese Bagot nella Terni – Terminillo. Batte allo sprint il fido gregario di Roche, Eddy Schepers, che avrà un ruolo importante per la maglia rosa irlandese nell’ultima parte di quel complicato Giro.
Cinque anni dopo (1992), nella Latina – Terminillo è il grande Lucho Herrera a primeggiare, battendo allo sprint Giupponi, Giovannetti ed un drappello di attaccanti comprendente anche il futuro vincitore del Giro Miguel Indurain. Chiappucci perde 30’’, ma la crisi di giornata è quella di Franco Chioccioli, che abbandona proprio sul Terminillo le speranze di conquistare nuovamente la corsa rosa.
Nel 1997 il russo Pavel Tonkov conquista la Arezzo – Terminillo con una grande volata. Nel gruppo di testa vi sono anche Marco Pantani, che di lì a poco avrebbe abbandonato il Giro per la caduta giù dal Chiunzi nella tappa di Cava dei Tirreni, e Ivan Gotti. Proprio quest’ultimo sarà il vincitore finale dell’edizione 1997.
Nel 2003 la Avezzano – Terminillo vede lo sprint a due fra Simoni e Garzelli, con vittoria e maglia rosa per il varesino e con Andrea “Brontolo” Noè terzo a 2’’. A fine Giro sarà però il trentino Simoni ad alzare il “Trofeo senza fine” riservato alla maglia rosa all’ombra del Duomo a Milano.
L’ultimo arrivo sul Terminillo data 2010: nell’occasione è il danese Chris Sorensen ad avere la meglio in una giornata nebbiosa nella Chianciano – Terminillo, giungendo solo con 30’’ di vantaggio su Stortoni. In rosa, dopo la tappa degli sterrati di Montalcino, resta Vinokourov. Quell’edizione del Giro verrà poi conquistata da Ivan Basso della Liquigas, con grandi prestazioni sullo Zoncolan e sul Mortirolo.
Oltre ad essere stato per ben nove volte località di arrivo il Terminillo è stato anche teatro di vari passaggi della corsa rosa, sia verso Leonessa (in salita) che da Leonessa (e quindi una volta scollinati sul valico).
Nel 1960, nella Pescara – Rieti, è Charly Gaul a transitare primo sulla Leonessa, fra impressionanti muraglie di neve. La tappa viene conquistata da Gastone Nencini.
Nel 1962 è Joseph Carrara della Liberia Grammont a conquistare la tappa Perugia – Rieti (denominata “Valle Santa” per l’occasione) ed il G.P.M. di Leonessa.
Nel 1981 va segnalato il passaggio da Vazia, e quindi la percorrenza del versante reatino in salita, verso Leonessa: nella Roma – Cascia passa in vetta Bortolotto, ma è Baronchelli a conquistare la tappa.
Nel 1986 nuovo passaggio nella Avezzano – Rieti, con Vandi primo al G.P.M. di Leonessa dal brullo versante nord, con Da Silva poi vincitore di tappa. La fuga di Vandi, lunga ben 70 km, si conclude a pochissimi chilometri dall’arrivo.
Grande battaglia nel 1991: il passaggio sulla Leonessa è di Cuspoca, la vittoria di tappa della Scanno – Rieti è del russo Pulnikov.
Nel 2007 ultimo passaggio della corsa (senza arrivo): conquista la salita di Leonessa (provenendo da Vazia) e poi anche la tappa (Tivoli – Spoleto), lo scalatore Luis Laverde in volata su Marco Pinotti
IL TERMINILLO E LA TIRRENO – ADRIATICO
Nel 2015 e nel 2017 gli arrivi delle tappe sul Terminillo vengono conquistati entrambi da Nairo Quintana in maglia Movistar.
Nella leggenda resta la frazione del 2015 Esanatoglia – Terminillo, con una vera bufera di neve che si abbatte sui corridori durante lo svolgimento della tappa. Le immagini di quel giorno, all’arrivo, riportano ad un ciclismo epico, con tantissima neve sulla strada. Secondo all’arrivo è Bauke Mollema (a 41’’), terzo Joaquim “Purito” Rodriguez (a 55’’). Sarà poi lo stesso Quintana a conquistare anche la classifica generale della “Corsa dei due Mari” nel classico finale di San Benedetto
Nel 2017 Quintana domina nella Montalto di Castro – Terminillo (località Campoforogna), riprendendo ai meno due dal traguardo tutti i fuggitivi di giornata. Alle sue spalle il duo britannico Geraint Thomas (a 18’’) e Adam Yates (a 24’’). A San Benedetto Quintana bisserà il successo del 2015 nella classifica finale.
IL TERMINILLO E IL GIRO GIOVANI
Nel 1999 è la volta dell’arrivo del Giro Giovani sul Terminillo, nella Velletri – Terminillo. A vincere è Damiano Giannini, nel Giro vinto poi dallo sloveno Tadej Valjavec.
Nel 2004 si gioca il Giro Giovani sul Terminillo: la Fabriano – Terminillo è la penultima tappa ed a conquistarla è Marco Marzano, alla media di 36,3 Km/h. Marzano, grazie a quel risultato, vince la classifica finale per un solo secondo su Bertuola.
Il Giro Giovani giunge sul Terminillo anche nel 2012, nella Avezzano – Terminillo. Vince lo statunitense Joe Dombrovski, battendo di 50’’ Fabio Aru e di 55’’Ilnur Zakarin. Sarà lo stesso Dombrovski a festeggiare ad Asiago la grande vittoria del Giro Giovani.
ADOLFO LEONI, REATINO D’ADOZIONE
Nato a Gualdo Tadino, Adolfo Leoni dovette ben presto trasferirsi a Rieti per le esigenze lavorative del padre. Corridore di gran classe tra i professionisti, Adolfo fu iridato nella categoria dilettanti il 24 agosto del 1937 sul circuito danese di Copenaghen.
Adolfo Leoni passò nel 1938 professionista, vestendo le maglie di di Bianchi, Legnano, Alcyon, e Girardengo Clement. Disputo per ben volte il Giro d’Italia, con diciassette tappe vinte all’attivo, tra le quali la Chianciano-Rieti del 1938 in volata davanti a Macchi e Generati). Nel 1949 si presentò ai piedi delle Dolomiti con la maglia rosa, persa poi a favore di Fausto Coppi. In quel Giro fu splendido quarto in classifica generale. Fu anche specialista delle classiche, vincendo campionato italiano del 1941, la Milano-Sanremo del 1942, Coppa Bernocchi e Giro del Veneto del 1939, Giro del Lazio del 1941 (campionato italiano) , Tre Valli Varesine del 1945, Sassari-Cagliari del 1948, Giro dell’Emilia del 1942 e del 1946 e Giro del Piemonte del 1949. Al Tour de France 1950 (diventato famoso per l’abbandono della nazionale italiana con Magni in giallo a causa dei mai chiariti fatti dell’Aspin) vinse la Metz – Liegi.
Morì prematuramente a Massa il 19 ottobre 1970, a soli cinquantatre anni.
Altimetria
Planimetria
Immagini
1987_ Terminillo Giro d’Italia J. Bagot
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2015_ Terminillo e l’impresa di Quintana
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1992_ Terminillo Giro d’Italia vittoria di Herrera
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2015_Terminillo la grande impresa di Nairo Quintana
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1992_Terminillo Giro d’Italia firma di Luis Herrera
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