Imola – Circuito Tre Monti
Tipologia: asfalto - Difficoltà: familyIMOLA E IL CICLISMO
Imola vive sui contrasti. Il contrasto fra l’appartenenza del proprio comune all’emiliana provincia di Bologna ed il suo essere invece una porta sulla Romagna. Il contrasto fra una cittadina dal patrimonio artistico invidiabile e la tecnologizzazione del proprio apparato industriale. Il contrasto fra l’amore per le quattro ruote, testimoniato da un famoso Autodromo, e la passione per il mondo delle due ruote. Il ciclismo a Imola ci sarà sempre. Ci sarà grazie alla conformazione del suo territorio, in grado di coniugare tracciati poco impegnativi a rampe di pendenze a doppia cifra. Imola è Senna, qui perito tragicamente alla curva del Tamburello nel 1994, ed è Enzo e Dino Ferrari, i fratelli ai quali è stato dedicato l’Autodromo.
Nel ciclismo Imola è Coppa Placci, da qui partita o arrivata per tantissime edizioni e, soprattutto, è Campionato del Mondo di ciclismo. Un Mondiale quello del 1968, organizzato grazie all’impegno ed alla follia di Nino Ceroni e dei suoi collaboratori.
Risulta difficile in poche righe descrivere cosa rappresenti Nino per il ciclismo: organizzatore di corse, visionario, amico del ciclismo e dei ciclisti. Con la sua società ciclistica Ceroni diede negli anni un impulso straordinario allo sport delle due ruote.
QUELL’INCREDIBILE MONDIALE …
Con poche risorse, grazie solamente ad alcuni sponsor e giornalisti amici, con la collaborazione dei vertici della Federazione, nel 1968 si compì ad Imola un vero miracolo sportivo.
Le donne, prima, ed i professionisti, il 1 Settembre, avrebbero fatto correre le proprie ruote su e giù dai colli imolesi, in un circuito, quello dei “Tre Monti”, che sarebbe entrato nella leggenda.
Un circuito il cui punto più alto sarebbe stato il Monte Frassineto, prima di una picchiata mozzafiato a due passi dal rettilineo dell’Autodromo.
Su quel percorso sarebbe stata assegnata la maglia iridata. Non si sarebbe invece disputata la prova dilettanti in quell’occasione, vinta comunque da Vittorio Marcelli a Montevideo.
Tra le donne, anteprima della corsa dei professionisti, si sarebbe imposta invece l’olandese Ketie Haage.
Il 1 Settembre a Imola ci sono tutti i più grandi, da Anquetil a Pingeon e Poulidor, da Adorni a Gimondi, Motta e Dancelli, fino a Van Looy e Merckx.
Il “Cannibale”, campione del mondo in carica, avendo conquistato il Mondiale l’anno precedente ad Heerlen, è il logico favorito. Già vincitore del Giro d’Italia, in maglia Faema, con una grande impresa sulle Tre Cime di Lavaredo Eddy ha già le stimmate del campione.
In casa Italia la corsa sembra perfetta per Felice Gimondi, con la Salvarani di Parma che ha organizzato pullman speciale per i suoi dipendenti.
Merckx e Adorni, fasciati delle maglie delle loro nazionali, corrono per la stessa squadra, la Faema, di patron Giacotto. Quella dalla maglia bancorossa è una vera armata che al Giro d’Italia ha ottenuto successi a ripetizione con Casalini, Armani, Farisato e Merckx.
Vittorio ha vissuto invece una stagione altalenante: dopo una caduta alla Tirreno – Adriatico ha disputato un grande Giro, chiuso in seconda posizione dietro al compagno Merckx. Nel giugno del 1968 Vittorio è addirittura diventato conduttore televisivo, con Liana Orfei, della trasmissione RAI “Ciao Mamma”. Per l’Airone di Parma del Giro 1965, reso famoso dalla grande impresa di Adorni sullo Spluga e dall’incredibile slavina caduta a pochi passi dall’arrivo dello Stelvio, la convocazione è stata in dubbio fino alla vigilia, quando la vittoria al G.P.Germanwox ha tolto ogni dubbio al CT italiano Mario Ricci.
Sotto un cielo plumbeo il gruppo parte per i 277 chilometri previsti per la prova mondiale. Dopo qualche Giro se ne va subito una fuga e per Vittorio pare già finita: ne fanno parte anche Gimondi e Merckx. Il parmigiano pare nel sacco, ma anche grazie ad equilibrismi e dinamiche che soltanto in gruppo si possono comprendere, il vantaggio non decolla. Sulla salita si mette in testa Anquetil, comprendendo la pericolosità della fuga e la contemporanea assenza dei francesi. “Maitre Jacques”, l’uomo dei cinque Tour e dei due Giri, corridore dalla classe immensa, adottato da Fausto Coppi che ne aveva già intuito tutte le potenzialità, ed autore di imprese eccezionali, riporta tutti sulla fuga. In un attimo il gruppo si allarga ed è lì, di fatto, che la corsa prende la piega decisiva. Ci prova Van Looy insieme al gregario Stevens, entrano nel frattempo altri comprimari, che contribuiscono a forzare decisamente l’andatura. A quel punto parte Adorni, che trova sulla strada anche la collaborazione di Lino Carletto.
La fuga va mentre dietro non c’è accordo.
Vittorio collabora, sente che può essere la volta buona, quella che capita forse una volta nella vita.
Sull’ennesimo passaggio sul Frassineto resta con Carletto, Stevens e Van Looy. Mancano ancora duecento chilometri all’arrivo. Una frase di quegli attimi, al buon Vittorio, è rimasta nella mente e nel cuore… Alla sua domanda a Van Looy se non fosse troppo presto, l'”Imperatore di Herentals” risponde laconico: “Hai paura di morire?”.
Adorni non ha paura.
Ad ottanta dall’arrivo se ne va da solo. Imola è tutta per lui. Dietro gli italiani fanno buona guardia. Ad un tratto fora, ma dietro, sull’ammiraglia di Ricci (che appena prima era scomparsa dalla scia di Adorni, sostiuita da una Jeep, a causa della mancanza … di benzina!), c’è Ernesto Colnago, mago della bicicletta e titolare di un’azienda che è uno dei fiori all’occhiello dell’artigianato italiano. Adorni arriva a braccia alzate ad Imola. Alla Tv la voce di Nando Martellini, rimbomba nella case degli italiani.
E’ il nuovo campione del mondo.
Sul podio salgono Van Springel e Dancelli, a completare il trionfo italiano.
Li ha lasciati a quasi dieci minuti. Un giovane Renato Di Rocco, futuro Presidente della FCI, si occupa di issare la bandiera sul podio del Mondiale. La conserverà per anni, prima di donarla a Vittorio Adorni.
Nino Ceroni, grande visionario, fissa Vittorio, vestito dell’iride e, anche lui, si sente piccola parte della leggenda sportiva.
Passeranno gli anni, oggi più di cinquanta, passeranno altre corse dal circuito, ma sicuramente quello fu il punto più alto del ciclismo imolese.
NON SOLO MONDIALE … COPPA PLACCI
Anche la Coppa Placci, dedicata allo sfortunato Antonio Placci, tragicamente scomparso in una gara della zona nel 1921, nel tempo si è conquistata un posto di assoluto prestigio nel panorama internazionale. E la ha fatto principalmente per merito di Nino Ceroni.
Nel primo dopoguerra la conquistarono Renzo Soldani e Luciano Maggini, ma va rimarcato, fra gli altri, il successo di Pietro Fossati, nel 1928, che l’anno successivo avrebbe conquistato anche un Giro di Lombardia.
Negli anni Sessanta la corsa cresce parecchio di livello, gravitando principalmente sull’abitato di Imola. Il primo a conquistarla, dopo un periodo di oblio tra il 1954 ed il 1961, fu nel 1962 Franco Cribiori, poi grande direttore sportivo di Brooklyn e Atala. E poi tanti altri, dal beniamino di casa Ercole Baldini a Dancelli, da Gimondi a Zilioli, fino a Roger De Vlaeminck, Battaglin, Baronchelli, al “Re dello Stelvio” Fausto Bertoglio o all’iridato di Gap, Marino Basso.
Nomi, date, medie.
La Placci si ritaglia negli anni Ottanta un posto di grande prestigio entrando nel novero delle competizioni “Hors Categorie” del panorama internazionale. Vi corrono tutti i migliori, con il percorso che varia spesso, portando la corsa anche ad un circuito attorno a San Marino ed al Monte Titano. Vincono fra gli altri Chiappucci (che sarò con Davide Cssani protagonista di un arrivo … quantomai complicato … a favore di Bruyneel) Tafi, Dufaux, il campione olimpico Bettini, Francesco Casagrande, Nocentini e tanti altri campioni. Nel 2009, nella penultima edizione prima dell’abbinamento della Placci col Giro di Romagna, si impone “Pippo” Pozzato.
NON SOLO PLACCI … CAMPIONATO ITALIANO
Nel 2009, sulle strade imolesi, conquista il Campionato Italiano con una magistrale volata Filippo Pozzato. Lo fa sul traguardo dell’Autodromo, battendo in volata Cunego e Luca Paolini. Lo fa alla sua maniera. In quell’anno di Settimana Tricolore Imolese, oltre alla vittoria di Marco Pinotti a cronometro, va sottolineata anche l’impresa, fra le donne junior di Elena Cecchini, attuale compagna di Elia Viviani.
Ma Imola era già stata Campionato Italiano, e sempre con arrivo all’Autodromo, in un’altra occasione: quella del 1988. I favoritissimi sono i soliti nomi, da Moser a Saronni, passato professionista undici anni prima con i colori della SCIC di Viarolo ed ora in maglia Del Tongo. Con una gran volata brucia tutti Pier Mattia “Pierino” Gavazzi da Provaglio d’Iseo, che in maglia Zonca alza le braccia e succede nell’albo d’oro tricolore ad Enrico Paolini.
NON SOLO CAMPIONATO ITALIANO … GIRO D’ITALIA
Il legame fra Imola ed il Giro è indissolubile. Sia per la varietà dei percorsi che per la possibilità logisticamente perfetta di poter usufruire dell’Autodromo, quella di Imola rappresenta una cornice stupenda sulla quale inserire il percorso del Giro.
Si va al lontano 1968, guarda caso lo stesso anno del Mondiale, per vedere la volata di Marino Basso. E’ il 4 giugno e la tappa parte da Ravenna.
Passano ventiquattro anni ed Imola balza nuovamente agli onori delle cronache sportive per la vittoria al fotofinsh di Roberto Pagnin nel 1992 su Enrico Lietti (tappa Montepulciano – Imola). Fu quella la tappa del grande attacco di Franco Chioccioli a Miguel Indurain, sul Monte Trebbio. Il giorno successivo è Endrio Leoni che, all’ombra della Rosina, in una volata contestata dallo stesso Pagnin, alza le braccia a Bassano del Grappa, con Indurain saldamente in rosa.
Nel 1993 la corsa rosa tocca Dozza Imolese e lo fa con l’emozione del trionfo di Fabiano Fontanelli, in maglia Navigare di patron Bruno Reverberi. Nella giornata piovosa di Dozza, quasi come un regalo, arriva per la squadra di casa, la Mercatone Uno di patron Cenni e di Luciano Pezzi, la maglia rosa insperata di Bruno Leali, difesa anche nelle due tappe successive.
Con partenza da Imola, il Giro riparte il 4 giugno 1993 alla volta di Asiago, per la vittoria del russo Konishev.
Si va velocemente alla storia recente con le vittorie, nell’Autodromo, di Ilnur Zakarin (nel 2015, nella Forlì – Imola) e Sam Bennett (nel 2018, nella Osimo – Imola), in due giornate di pioggia.
Una curiosità lega comunque sempre Imola a doppio filo alla maglia iridata … negli anni del Giro, oltre al futuro campione del mondo Basso, si impone nella tappa con partenza da Imola ed arrivo a Vicenza / Monte Berico, Philippe Gilbert, anch’egli campione del mondo.
Vi fu anche un momento di grande commozione nei vari passaggi del Giro da Imola e dintorni: risale al 1998, quando il gruppo transitò da Dozza Imolese sotto la pioggia. Fu quella una delle ultime occasioni in cui Marco Pantani avrebbe incontrato la propria “guida” Luciano Pezzi, colui che lo aveva fortemente voluto dopo la caduta alla Milano – Torino del 1995 e la conseguente frattura di tibia e perone. Fu soltanto una la frase che il buon Luciano sussurrò nell’orecchio del Pirata quel giorno: “pedala agile…”. Quella stessa agilità che avrebbe portato alla straordinaria doppietta Giro – Tour, nell’arco di nemmeno due mesi.
NON SOLO GIRO D’ITALIA … GLI IMOLESI
Non si possono dimenticare fra i grandi del ciclismo due personaggi come Diego Ronchini e Roberto Pelliconi, entrambi nativi di Imola.
Ronchini, grande passista, fu un corridore in grado di conquistare la maglia di campione d’Italia nel 1959 (al Giro del Lazio), ma soprattutto il Giro di Lombardia del 1957, in maglia Bianchi – Pirelli.Lo fece battendo in volata Bruno Monti ed Aurelio Cestari, dentro al mitico Vigorelli, dopo una grande scalata del Ghisallo.
Sul finire della carriera, dopo l’esperienza in Ghigi, avrebbe seguito Luciano Pezzi alla neonata Salvarani, contribuendo alle vittorie di Adorni e Gimondi.
Roberto Pelliconi, ottimo velocista con una bel passato da dilettante ed il titolo tricolore, passa al professionismo con la Amore & Vita di patron Ivano Fanini. Tra Mercatone Uno e Brescialat riesce a conquistare, fra gli altri, il Trofeo Matteotti, classica corsa abruzzese.
MILESTONE
Campionato del Mondo
1 settembre 1968
24 – 27 settembre 2020
Campionato Italiano
26 giugno 1988
20-28 giugno 2009
20 giugno 2021
Giro d’Italia
4 giugno 1968 Imola – Ravenna
3 giugno 1992 Montepulciano – Imola
4 giugno 1992 Imola – Bassano del Grappa
21 maggio 2015 Imola – Vicenza
17 maggio 2018 Osimo – Imola
Giro d’Italia Giovani Under 23
9 giugno 2017 Imola-Imola. Tappa 1 della ripartenza del Giro d’Italia U23
4 giugno 2021 Riccione – Imola
Coppa Placci
Dal 1923 al 2012
Altimetria
Planimetria
Foto Gallery
1968_ Imola “Il Mondiale di Imola”
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1992_ Imola Bruyneel beffa Cassani e Chiappucci nella coppa Placci
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Cassani e Chiappucci raccontano la Coppa Placci 1992
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Filippo Pozzato vince il Campionato Italiano 2009
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2018_ Imola Sam Bennet trionfa – Giro d’Italia
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1960_Imola Vittorio Adorni e il Mondiale di Imola
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2017_ Imola (Tre Monti), Davide Cassani presenta la tappa
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1960_Nino Ceroni racconta la nascita del GP Germanwox
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