Predazzo -Passo Valles

Tipologia: asfalto - Difficoltà: amatori

IL PASSO VALLES

Salita dolomitica meno conosciuta dal grande pubblico rispetto alle cime “mitiche” di Pordoi o Sella, il Valles, sia per dislivelli che per panorami, non ha invece nulla da invidiare loro.

Un versante infinito, quello bellunese, conduce il ciclista verso la cima partendo dalla località di Cencenighe Agordino. Il ciclista si trova a pedalare al cospetto delle Cime di Focobon, propaggine nord occidentale del famoso Gruppo delle Pale di San Martino. Dopo una quindicina di chilometri abbastanza regolari (con una lunga galleria che merita attenzione all’inizio dell’ascesa), attraversando il paese di San Tommaso Agordino e, appena dopo, quello di Canale d’Agordo (che diede i natali ad Albino Luciani, sfortunato protagonista della storia mondiale per solo trentatre giorni col nome di Papa Giovanni Paolo I) la strada si impenna appena al di fuori dell’abitato di Falcade e conduce con ampi tornanti al bivio per il Passo San Pellegrino. Da quel punto sono circa sette i chilometri che separano dal Valles, molti a doppia cifra.

La strada ha un fondo ben curato e molte sono le zone d’ombra. Ai meno tre dalla vetta i prati del Valles si aprono agli occhi dell’atleta. Sul valico il panorama è eccelso: voltandosi verso la strada appena percorsa si possono ammirare in tutta la loro magnificenza il Pelmo ed il Civetta. Di fronte invece è possibile ammirare gran parte del Gruppo del Lagorai..

Il versante meridionale parte invece dalla Val di Fiemme, nell’abitato di Predazzo, noto per essere sede di una nota caserma della Guardia di Finanza (all’interno esiste un bellissimo museo sulla storia del gruppo e dei numerosi atleti che lo hanno reso famoso nelle discipline invernali) e del Centro del Salto, coi trampolini che hanno già ospitato due edizioni dei Mondiali e che saranno utilizzati anche nel corso delle future Olimpiadi di Milano Cortina 2026. La strada sale con grande regolarità facendosi più impegnativa verso l’abitato di Bellamonte, posto a circa sette chilometri da Predazzo. Il ciclista procede da quel punto su un lungo falsopiano entrando nel Parco Naturale di Paneveggio e delle Pale di San Martino con le sue foreste centenarie dalle quali ancora oggi si ricavano i legnami utili alla costruzione di molti strumenti musicali (ed in passato utilizzati per i famosi violini Stradivari).

Lasciato alle spalle il Centro Parco di Paneveggio, sempre all’ombra di un fitto bosco (che ha subito anch’esso, ormai tre anni orsono, la forza della tempesta Vaia) si giunge ad un bivio: continuando sulla strada si può comodamente raggiungere il famoso Passo Rolle, deviando a sinistra si prende invece la direzione del Valles. Dopo circa quattro chilometri di strada stupenda, con il rio Travignolo alla propria sinistra, si giunge in prossimità di un tornante a sinistra dopo aver lasciato la località di Pian dei Casoni. Sulla destra lo spettacolo delle Pale di San Martino e la famosissima Val Venegia si aprono agli occhi del ciclista, ma la strada obbliga invece a quattro chilometri durissimi per raggiungere la vetta.

Dopo un paio di tornanti in rapida successione un rettilineo di circa tre chilometri con pendenze infernali obbliga ad uno sforzo supplementare. La vista della piccola chiesa in legno del Valles ed i contrafforti rocciosi sulla destra della strada, testimonianze evidenti delle ere geologiche per aspetto e conformazione, annunciano la fine delle fatiche e l’arrivo sulla cima.

E’ importante notare come oggi, con l’avvento della E-bike, sia possibile anche percorrere la già citata Val Venegia in direzione Baita Segantini. Una strada abbastanza semplice, pur in salita, conduce in circa dieci chilometri ad uno dei punti più famosi delle intere Dolomiti. Scendendo oltre la famosa Baita è possibile chiudere un anello stupendo, passando da Passo Rolle e, scendendo ancora verso Paneveggio per potersi ricongiungere con l’inizio della Val Venegia, base di partenza dell’escursione.

IL VALLES ED IL GIRO D’ITALIA

La storia del Valles, pur iniziando dal punto di vista sportivo nel 1962, è abbastanza recente rispetto a quella di altri grandi passi della nostra penisola. Patron Torriani ne aveva ben compreso le potenzialità, inaugurando con la famosa “Cavalcata dei Monti Pallidi” del 1962 il percorso Rolle – Valles – San Pellegrino, posti in rapida successione e posizionati quasi ad arte nel giro di pochi chilometri.

Quell’esperimento sarebbe miseramente naufragato nel già citato ’62 a causa delle avverse condizioni meteo che avrebbero costretto il Giro a fermarsi sul Rolle sotto una bufera di neve con la vittoria di Vincenzo Meco della San Pellegrino di Bartali. In quell’occasione, su ordine dell’ammiraglia Philco di aspettare il compagno Carlesi, un giovane Vittorio Adorni avrebbe forse perso le speranze di conquistare il suo primo Giro.

Il Valles, dopo il 1962, viene riproposto nel 1963: il nome dato alla tappa (Belluno – Moena) è sempre quello di “Cavalcata dei Monti Pallidi” a dimostrazione della volontà di Torriani di portare a termine il progetto. Su un Valles sterrato si fa onore un giovane Franco Balmamion della Carpano, che attacca la maglia rosa della Cynar di Adorni. In vetta transita primo Vito Taccone, scalatore d’Abruzzo della Lygie dell’ex ciclista Alfredo Sivocci, che conquista in successione anche San Pellegrino e tappa di Moena.

Passano otto anni e nel 1971 è Felice Gimondi a conquistare il Valles nella Lienz – Falcade. Accade di tutto nella tappa dolomitica: la Salvarani attacca il rosa di Michelotto (corridore dei rivali della SCIC) e il trentino soffre già sul Pordoi. Percorrendo la Val di Fassa e ad arrivando a Predazzo, Gimondi e Pettersson aumentano il vantaggio. Risultato? Tappa a Felice e maglia rosa a Gosta Pettersson, primo svedese (in maglia Ferretti) a conquistare il Giro d’Italia. Michelotto, in una tappa partita certamente sotto una cattiva stella, cade anche nella discesa verso Falcade giungendo al traguardo fasciato e dolorante.

dal volume “G.S. Scic, Undici anni su due ruote”, di Alessandro Freschi – Kriss Editore

La favola di Michelotto

Partito in maglia rosa il trentino va in crisi sul Pordoi per poi capitolare definitivamente nella discesa del Valles con una rovinosa caduta. La fuga di Gimondi (fuori classifica), Galdos, Pettersson e Van Springel fu da alcuni ribattezzata come “la guerra delle cucine”. Pettersson conquista così la rosa e ancora oggi sulla strada che da Ora porta in Val di Fiemme una scritta sulla roccia “la mafia ha battuto la SCIC” ricorda la delusione dei tifosi trentini per quanto accaduto “.

Nel 1973, nella Andalo – Auronzo, è Fuente della Kas a cercare di rompere il dominio di Merckx. Pur dominando salita e tappa il Cannibale resta il re di quell’edizione.

Stesso copione anche nel 1974: un uomo della Kas, Gonzalo Aja, transita primo sul Valles nella Misurina – Bassano. Il tentativo di Fuente è ancora quello di scardinare il potere di Eddy, come avvenuto il giorno precedente alle Tre Cime. Ma Merckx è fortissimo quel giorno e para tutti gli attacchi. Baronchelli e Gimondi sulla salita successiva del Grappa non possono che mettersi a ruota del belga, che conquista nella cittadina degli alpini anche la tappa.

Nel 1978 il Valles è invece inserito insieme al San Pellegrino per motivi di forza maggiore. In programma, per l’arrivo della Treviso – Canazei sarebbe infatti il Pordoi, ma l’intransitabilità della strada obbliga Torriani ad un cambiamento dell’ultima ora, con grande rabbia da parte di Moser, a suo dire sfavorito dalla durezza del percorso di riserva. Sul Valles e poi sul San Pellegrino la tappa vive sugli attacchi di Baronchelli e De Muynck. I due, insieme al giovane Vandi, giungono sul rettilineo di Canazei per giocarsi la tappa sotto una pioggia torrenziale. Gibì conquista la frazione e De Muynck, di fatto, il Giro d’Italia.

Dopo nove anni, nel 1987, la Canazei – Riva del Garda vede in vetta il passaggio di Robert Forest con la vittoria di tappa dello svizzero Marco Vitali all’ombra del Monte Baldo.

Nel 2003 il Giro inserisce nuovamente il Valles prima del durissimo San Pellegrino e dell’ascesa finale a Pampeago (tappa Marostica – Pampeago). In quell’anno il Giro è dominato da Gilberto Simoni, già vittorioso in rosa sullo Zoncolan. Freddy Gonzalez si aggiudica il Gpm, mentre il trentino di Palù di Giovo, in rosa, vince a braccia alzate anche sulla salita trentina di Pampeago.

LA PANTANINA

Pronunciare la parola Valles evoca anche un importante momento del Giro donne: il 10 luglio 1997, quasi in coincidenza con le imprese al Tour di Marco Pantani, Fabiana Luperini domina letteralmente la Feltre – Agordo. I suoi attacchi sul Valles demoliscono le rivali, a partire da Imelda Chiappa (fresca medaglia olimpica ad Atlanta) ed Edita Pucinskaite, giunte a ben 2’44’’ dalla scalatrice toscana (nota a tutti col soprannome di “Pantanina”). La Luperini vincerà anche il giorno dopo sullo Zoncolan, consolidando il primato nella generale. All’arrivo finale di Firenze Fabiana vanterà 4’46’’ sulla canadese Linda Jackson e 5’35’’ su Edita Pucinskaite, grande avversaria alla vigilia.

IL GIRO GIOVANI

Il 2021 è l’anno del ritorno del Valles nel programma di una manifestazione ciclistica: stavolta il passo dolomitico viene affrontato nella Cavalese – Nevegal del Giro d’Italia Enel Under 23. In una tappa condotta a ritmo folle, a quasi quaranta di media, passa primo sul Valles Jesid Pira. Il gruppo si fraziona decisamente nella lunga discesa ed in vista della prima ascesa al Nevegal sono una quarantina i corridori rimasti in lizza per la vittoria: ad imporsi è il francese Yannis Voisard della Swiss Racing Academy che rischia di essere risucchiato sul traguardo dalla progressione della maglia rosa Colpack di Juan Ayuso, dominatore dell’edizione 2021 del Giro Giovani.

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1973_ Giro d’Italia Passo Valles
1973 Giro d'Italia vede classificati Eddy Merckx, Felice Gimondi e Giovanni Battaglin,
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