Rocca Pietore – Passo Fedaia

Tipologia: asfalto - Difficoltà: ex-pro

PASSO FEDAIA E COMPRENSORIO ALLEGHE – ROCCAPIETORE – MALGA CIAPELA

Pochi arrivi di tappa ma moltissima storia nella zona degli abitati di Caprile, Roccapietore, Malga Ciapela e Passo Fedaia. Soprattutto la durissima salita del Fedaia, con cinque chilometri interminabili nei quali spicca il lungo rettilineo in pendenza a doppia cifra verso la Capanna Bill, ha fatto negli anni la storia del ciclismo mondiale.

I PRIMI PASSAGGI

La storia d’amore fra questi territori ed il Giro d’Italia inizia nel lontano 1969, ma si deve scontrare subito con condizioni atmosferiche al limite dei regolamenti. Con Felice Gimondi in maglia rosa in seguito alla positività di Merckx nella Parma – Savona e con Zilioli in maglia Filotex secondo, il 5 giugno il Giro dovrebbe affrontare la durissima tappa da Trento a Malga Ciapela di ben 230 chilometri. Sono previsti in successione il Duran, la Staulanza, il Giau, il Falzarego e l’ascesa finale verso Malga Ciapela. La località di arrivo, nelle carte dell’epoca, è indicata spesso erroneamente con Marmolada, una sorta di pubblicità alla zona sovrastata dal gigante dolomitico, più che al singolo abitato. Anche la stessa salita di Passo Fedaia Fedaia verrà indicata, nel tempo, col nome di Marmolada, per una maggiore comprensione della zona in cui è inserita.

Le pessime condizioni atmosferiche sposteranno dapprima la partenza dalle 8.30 alle 11.00 per poi costringere gli organizzatori, dopo 104 chilometri, a decretarne l’annullamento. Troppa acqua, troppa neve, troppo freddo in quota per i corridori. E tante polemiche, sia fra corridori che da parte del pubblico. Si era anche tentato di proporre un percorso alternativo, con il Passo Cereda, ma la possibilità sarebbe presto tramontata.

Il giorno dopo il Giro sarebbe ripartito da Rocca Pietore alla volta di Cavalese ed avrebbe visto il trentino Claudio Michelotto, coi colori della biancorossa Max Meyer, compiere un’impresa memorabile sul Passo Lavazè e nella successiva discesa verso la località della Val di Fiemme.

Nel 1970 è Michele Dancelli, a Malga Ciapela, a conquistare la tappa proveniente da Arta Terme. La volontà di Torriani di portare il Giro all’ombra della funivia appena inaugurata diventa stavolta realtà, dopo le polemiche dell’anno precedente. Il percorso di 180 chilometri, con Merckx in rosa, prevede il passaggio sui passi Mauria e Cibiana e sulla Forcella Staulanza, prima di raggiungere i 1450 metri Malga Ciapela. Secondo in classifica è Ole Ritter, terzo Gimondi.
Zilioli, a metà gara, con più di 3′ di vantaggio sul gruppo Merckx, diventa rosa virtuale e qualcuno pensa possa essere un regalo dello stesso Eddy al fedele compagno di squadra della Faemino. Pochi chilometri e le congetture cadono: attacca Gimondi e Merckx si mette alla sua ruota, senza collaborare. Sull’ultima salita Zilioli va in difficoltà, e dietro scalpitano Merckx, Gimondi, Bitossi, Dancelli, Vandenbossche e Gosta Pettersson. E’ proprio un Dancelli  in grande spolvero quell’anno, a scattare ai cinquecento metri facendo il vuoto, mentre Ritter, a più di 8′ perde il podio virtuale.

VERSO LA MODERNITA’

Si va al 1975, alla tappa che da Pordenone arriva stavolta ad Alleghe, all’ombra del Monte Civetta. Vince Roger De Valeminck, dimostrando, come se ce ne fosse ancora bisogno, la sua classe e le sue doti di corridore per ogni terreno. E’ infatti questo un tappone dolomitico non propriamente adatto a lui, con Staulanza, Colle Santa Lucia, Marmolada e Pordoi. Crolla Barochelli, mentre Fausto Bertoglio, in rosa ed in leggera difficoltà sul Fedaia, ha il grande merito di rimanere con Gimondi. All’ombra della Marmolada passa primo Giancarlo Polidori, e sarà questa la prima volta in vetta per i “girini”. Galdos, rivale diretto di Bertoglio per la classifica fa il diavolo a quattro, assieme a Tino Conti ed a Roger De Valeminck. Ad Alleghe vince il belga e Bertoglio mantiene 41” secondi di vantaggio su Galdos, gli stessi che difenderà anche il giorno successivo nella cornice di neve dello Stelvio, arrivo di tappa e di uno splendido Giro d’Italia. Lassù un cartello, “Fausto come Coppi”, riporterà tutti i tifosi alla leggenda del Campionissimo.

Dopo le due tappe conclusesi nella vicina Arabba (senza passaggi sul Fedaia) nel 1983 (vittoria di Paganessi) e nel 1984 (vittoria di Fignon), si deva andare al 1987 per rivedere la Marmolada protagonista.

E’ stavolta Johan Van der Velde a transitare per primo sulla salita dolomitica, nella Sappada – Canazei. L’alfiere della Gis Jolly Ecoflam transita primo in cima al Fedaia, dopo averlo salito dal versante più duro e fa suo il traguardo in discesa di Canazei. Sarà questa la seconda tappa consecutiva per lui, dopo aver vinto il giorno precedente a Sappada nella famosa tappa dei lunghi coltelli fra Roche e Visentini.

Nel 1989 è lo scalatore emergente Stefano Tomasini a conquistare il passo dolomitico. E’ un Fedaia percorso dai corridori in una bufera di neve ed acqua ghiacciata, un Fedaia che costa ad Erik Breukink la maglia rosa e che premierà al traguardo di Corvara Flavio Giupponi, capitano della Malvor e primo all’arrivo, e Laurent Fignon, conquistatore quel giorno della maglia rosa.

Nel 1990, nella tappa vinta da Bugno al Passo Pordoi, è Maurizio Vandelli a conquistare il Fedaia mentre nel 1991 tocca a Marco Giovannetti imporsi sul GPM, prima del volo solitario di Chioccioli iniziato e finito sul Pordoi, sede di tappa di quell’edizione del Giro.

CHIAPPUCCI CONTRO INDURAIN

Altra giornata di pioggia e freddo nel 1993. E’ in programma la Corvara – Corvara, in un carosello dolomitico reso durissimo anche dalla pioggia. Il duello è il classico Chiappucci – Indurain, già iniziato un paio di anni prima sulle strade del Tour de France e sulle rampe di Val Louron. Claudio tenta più volte di attaccare, ma non riesce a staccare la maglia rosa spagnola. Con lui restano Lelli, Pulnikov, Tonkov e lo stesso Indurain. Passa per primo sul Fedaia, prova anche sul successivo Pordoi e poi, con due scatti violenti anche sul breve Campolongo. Nulla da fare, Indurain è imbattibile quel giorno. A Chiappucci non resta che la volata per alzare finalmente e per la prima volta le braccia anche in una tappa del Giro d’Italia. Il suo urlo, all’arrivo, è un po’ quello di tutti noi, davanti alla televisione da ore ad incoraggiarlo.

PRIMA ZAINA, POI PANTANI

Grande giornata è quella del 1996, con la Marostica – Passo Pordoi. In rosa è Pavel Tonkov, ma è proprio sul rettilineo di Malga Ciapela che la corsa esplode. Lo fa grazie al capitano designato della Carrera, Enrico Zaina. Il bresciano si alza sui pedali e di forza costringe Pavel Tonkov alla resa. Sono momenti di grande ciclismo, emozioni forti, come quell’immagine di Pavel che sembra chinare il capo di fronte allo scatto di Zaina. L’azione dell’italiano continua senza sosta anche sul Pordoi. Enrico Zaina lo conquista, alla maniera di Chioccioli nel 1991, mentre alle sue spalle Olano riesce a vestire la rosa guadagnando in volata un misero secondo su Tonkov (giunto a 1’05” da Zaina). In quell’occasione non mancheranno le polemiche, soprattutto nei confronti di Bugno, reo di aver voluto vincere una volata per il terzo posto e di aver sottratto così preziosi secondo di abbuono allo stesso Olano, ex compagno alla Mapei. Il giorno dopo Tonkov avrebbe rimesso le cose a posto, con una grande prestazione sul Mortirolo.

Il Fedaia entra nel mito nel 1998, con l’attacco di Pantani ai danni della solida maglia rosa Alex Zulle, che lo aveva appena annichilito nella crono di Trieste. Lo scatto del “Pirata”, quel giorno in maglia verde di leader della classifica degli scalatori, con alla ruota Giuseppe Guerini è l’ennesimo saggio della sua grandezza. I due raggiungono in discesa il colombiano della Kelme “Chepe” Gonzalez (primo in vetta) ed iniziano una fuga che li avrebbe portati attraverso il Passo Sella fino a Selva di Valgardena. Primo Guerini, secondo Pantani, nella località altoatesina con il romagnolo che può così indossare la sua prima maglia rosa da professionista, in una delle sue più belle giornate. Tonkov perderà nell’occasione preziosi secondi, mentre Zulle inizierà quel naufragio finito poi amaramente fra le salite di San Floriano (nella tappa di Pampeago) e poi con l’incredibile crisi del Croce Domini (verso Plan di Montecampione).

IL DUEMILA

Nel 2000 è Francesco Casagrande a conquistare la cima del Fedaia, nella tappa da Feltre a Selva Valgardena vinta poi da Rubiera. Sembra una rosa inattaccabile la sua.

Naufragherà invece nella crono di Sestriere del penultimo giorno di corsa, a vantaggio di Garzelli.

Il 2001 è l’anno della tappa Montebelluna – Passo Pordoi e soprattutto di un grande Gilberto Simoni che conquista la maglia rosa sul suo Pordoi dopo aver attaccato sul Fedaia insieme a Contreras (primo in vetta), Cuapio (poi vincitore di tappa), Frigo, Buenahora e Unai Osa. Si passa dai Serrai di Sottoguda, la strada vecchia del passo, in un canyon unico al mondo, scenario da favola e con cascate continue che scendono dalle pareti scoscese. Lì si stacca un Pantani che ormai è l’ombra del campione di qualche anno prima. Sul Pordoi, Gilberto dedica al fratello la maglia rosa, quel sogno di bimbo che festeggerà poi nella tappa di Arona ed a Milano.

Nel 2002 il GPM viene conquistato da Daniele De Paoli, nella Conegliano – Corvara vinta da Perez Cuapio, tappa rimasta famosa per i tentativi di attacco nella discesa del Campolongo da parte di un Savoldelli scatenato.

Il 2006 vede invece il passaggio in vetta di Fortunato Baliani nella tappa del San Pellegrino vinta poi dallo spagnolo Garate.

ARRIVA CONTADOR

Il 2008 resta invece nella storia perché in quell’anno viene designato il Passo Fedaia come località di arrivo di tappa. La Arabba – Passo Fedaia vive, sulle rampe di Malga Ciapela, sulla fuga dello scatenato Emanuele Sella (già vincitore a Pampeago) e sulle scaramucce tattiche fra Contador in rosa e Riccardo Riccò, suo grande avversario. All’arrivo, sotto la pioggia, dietro al duo CSF Sella – Pozzovivo (col lucano secondo a 2’05” dal compagno), Riccò è terzo a 2’11”, Di Luca a 2’20” e poi la coppia Simoni – Contador a 2’27”. Lo spagnolo con questa tappa getterà un altro mattoncino utile alla vittoria del suo primo Giro d’Italia.

Si arriva alla storia recente, a quel 2011 con il Fedaia a fare da sfondo ad una delle tappe più dure della corsa rosa. 229 chilometri collegano Conegliano al Rifugio Gardeccia, attraverso le salite di Piancavallo, Sant’Osvaldo, Passo Cibiana, Passo Giau e Passo Fedaia, con le rampe assassine delle Torri del Vajolet / Gardeccia a chiudere. Tappa di quasi 8 ore, con rapidi capovolgimenti di fronte e con Mikel Nieve ad anticipare Stefano Garzelli (primo sul GPM del Fedaia) all’arrivo. Dietro è eroico Nibali, che chiude nella discesa del Fedaia verso Canazei, sul gruppetto di Scarponi e dello scatenato Contador. E’ poi Contador in rosa ad attaccare sul Gardeccia, rischiando di farsi poi riprendere dalla rimonta dello stesso Scarponi. Il Giro va all’iberico, ma sarà un Giro di carte bollate e squalifiche, che consegnerà poi la vittoria al marchigiano in seguito alla squalifica retroattiva di Contador.

La centralità del Fedaia nel ciclismo verrà ritrovata nel 2019, grazie alla storica conclusione del Giro d’Italia Under 23 Enel proprio sul culmine della dura salita.

Nel cuore delle Dolomiti è Rubio Reyes a conquistare la tappa, con Alba e Ardila rispettivamente secondo e terzo. Svaniscono qui le residue speranze di podio di Alessandro Covi, giunto fuori dai dieci nella classifica di tappa e relegato così al quarto posto nella generale.

L’ultimo atto della grande storia del Passo Fedaia porta al 2022.

Nella tappa Belluno – Passo Fedaia, decisiva per il Giro d’Italia, si registra la grande impresa di Alessandro Covi, in fuga fin dal Pordoi e ben conosciuto nel panorama ciclistico internazionale per le belle prestazioni ottenute al Giro Under23 del 2019.

La classifica generale viene sconvolta grazie alla grande azione di Jay Hindley, che conquista il Giro ai danni di Carapaz. Per l’australiano è la prima vittoria in una grande corsa a tappe.

MILESTONES

Giro d’Italia

1969 6 Giugno: Stage 21, Rocca Pietore – Cavalese Vincitore: Claudio Michelotto

1970 5 Giugno: Stage 18, Arta Terme – Marmolada Vincitore: Michele Dancelli

1975 6 Giugno: Stage 20, Pordenone – Alleghe Vincitore: Roger De Valeminck

1987 7 Giugno: Stage 16, Sappada – Canazei Vincitore: Johan Van der Velde

1989 3 Giugno: Stage 14, Misurina – Corvara in Badia Vincitore: Flavio Giupponi

1990 2 Giugno: Stage 16, Dobbiaco – Passo Pordoi Vincitore: Charly Mottet (Gianni Bugno s.t.)

1991 12 Giugno: Stage 17, Selva di Val Gardena, Passo Pordoi Vincitore: Franco Chioccioli

1993 5 Giugno: Stage 14, Corvara in Badia – Corvara in Badia Vincitore: Claudio Chiappucci

1996 7 Giugno: Stage 20, Marostica – Passo Pordoi Vincitore: Enrico Zaina

1998 2 Giugno: Stage 17, Asiago – Selva di Val Gardena Vincitore: Giuseppe Guerini

2000 27 Maggio: Stage 13, Feltre – Selva di Val Gardena Vincitore: José Luis Rubiera

2001 1 Giugno: Stage 13: Montebelluna – Passo Pordoi Vincitore: Julio Perez-Cuapio

2002 29 Maggio: Stage 16, Conegliano – Corvara in Badia Vincitore: Julio Perez-Cuapio

2006 26 Maggio: Stage 19, Pordenone – Passo di San Pellegrino Vincitore: Juan Manuel Garate

2008 25 Maggio: Stage 15, Arabba – Passo Fedaia Vincitore: Emanuele Sella

2011 22 Maggio: Stage 15, Conegliano – Gardeccia/Val di Fassa Vincitore: Mikel Nieve Ituralde

Giro d’Italia U23

2019 23 Giugno: Stage 9, Agordo – Passo Fedaia Vincitore: Rubio Reyes

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