San Pellegrino – Salita del Selvino

Tipologia: asfalto - Difficoltà: amatori

SELVINO

Chilometri infiniti di tornanti. Una dolce pendenza. Il Selvino è una delle salite “mitiche” del ciclismo italiano, luogo di imprese che ne hanno fatto la storia.

L’ascesa è uno dei collegamenti fra la Val Seriana (Nembro) e la Val Brembana (Ambria).

Il Selvino, insieme al Colle del Gallo, è la salita simbolo della bergamasca, provincia che nel tempo ha dato i natali a molti campioni del pedale tricolore: uno su tutti Felice Gimondi, nato a Sedrina e abituato ad allenarsi sui suoi tornanti. Non a caso la Gran Fondo da lui voluta e nata alla metà degli anni Novanta fa tappa fissa sul Selvino dopo aver scalato il Colle del Gallo da Gaverina Terme.

Sono dieci chilometri abbondanti quelli che collegano Nembro a Selvino (versante Sud) con una pendenza media del 5,7% ed una massima dell’8%. Andamento regolare e diciannove tornanti portano dolcemente in quota chi si avventura lungo il percorso.

Se da Sud – Est il percorso è obbligato vi sono invece alcuni tracciati differenti che partono da Nord: in una occasione la Settimana Ciclistica Bergamasca ha affrontato le strada proveniente da Algua (partenza da Bracca), ma nella maggior parte dei casi gli atleti scendono verso Ambria per poi ritornare verso Bergamo attraverso la Val Brembana (Zogno, Sedrina, Villa d’Almè). Ad Ambria il ciclista può allungare l’itinerario anche raggiungendo le famose salite di Passo di Zambla e Dossena (verso Nord) oppure di Berbenno (verso Ovest).

I CAMPIONI RICORDATI SUI TORNANTI

Grazie al Velo Club Selvino è stata promossa nel 2017 l’iniziativa di dare un nome ai tornanti della salita Nembro – Selvino. Miti autentici del ciclismo bergamasco vengono così ricordati in rapida successione da cartelli esplicativi posizionati sul percorso in maniera ben visibile.

La numerazione, dai piedi della salita, avviene in senso inverso rispetto al senso di marcia.

Il tornante n.19 è dedicato così a Diego Magoni. E poi, a seguire, Oliviero Morotti, Ennio Vanotti, Paolo Lanfranchi, Attilio Rota, Giovanni Fidanza, Marco Pinotti, Mirco Gualdi, Wladimir Belli, Valerio Tebaldi, Claudio Corti, Flavio Giupponi, Giuseppe Guerini, Gaetano e Gianbattista Baronchelli, Pietro e Vittorio Algeri, Antonio e Guglielmo Pesenti, Paolo Savoldelli, Ivan Gotti e, a chiudere con il numero 1, Felice Gimondi

SELVINO E IL GIRO D’ITALIA

Il Selvino viene scoperto dal Giro d’Italia 1968, il primo conquistato da Eddy Merckx. Lo si percorre nella tappa da San Giorgio Piacentino (Stabilimento De Rica) a Brescia, dopo aver scalato nel finale il Colle della Maddalena. Il colpo decisivo, dopo un violento attacco sulla balconata bresciana, lo sferra proprio il “Cannibale” arrivando solo ed in maglia iridata a Brescia.

Nel 1969 è la Zingonia – San Pellegrino Terme a rivedere sul percorso del Giro il Selvino: primo in vetta è Michele Dancelli con Marino Basso ad imporre la sua volata nella nota località termale.

Nel 1976, nella famosa Terme di Comano – Bergamo, sul Selvino passa per primo Wladimiro Panizza, ma è Felice Gimondi ad alzare le braccia davanti ai suoi tifosi nella città di Bergamo. Un successo incredibile per Felice, che conquisterà in quell’anno il suo terzo Giro d’Italia.

Si arriva al 1988 per rivedere la salita nel programma del Giro: è un ritorno in grande stile con l’arrivo della tappa partita da Novara con Valpiana, Resegone, Berbenno e salita finale in rapida successione. Vince Andrew Hampsten in maglia Seven – Eleven. L’americano conquisterà poi sul Gavia quell’incredibile Giro d’Italia, percorso a temperature glaciali.

Nel 1995 è la volta della cronoscalata sul percorso che parte dagli stabilimenti Gewiss di Cenate e, attraverso il Colle del Gallo, affronta poi la salita di Selvino fino alla località di Aviatico, appena al di sopra del classico Gran Premio della Montagna di Selvino. Il dominatore è questa volta Tony Rominger che in rosa sbaraglia la concorrenza dei vari Berzi, Ugrumov, e Chiappucci.

L’ultima apparizione al Giro professionisti del Selvino è datata 2017, nella Valdengo – Bergamo: sul Gpm bergamasco transita Pierre Rolland, ma la tappa è vinta dal lussemburghese della Quick Step Bob Jungels. La tappa affronta, a poca distanza da Selvino, la salita di Miragolo San Salvatore (deviazione della classica salita dal versante di Ambria), per poi arrivare alla città alta di Bergamo attraverso la salita di Largo Colle Aperto (unanimemente conosciuta come “Boccola”).

SELVINO E GIRO DI LOMBARDIA

Il percorso del Lombardia ha cambiato più volte nel corso del tempo il proprio percorso. Anche se Bergamo diventa sede d’arrivo nel 1995, la “prima volta” del Selvino si fa attendere altri cinque anni: nel 1999 la corsa (con partenza a Varese) affronta le salite di Valbrona, Ghisallo, Colle Brianza, Selvino, Forcella di Bura, Berbenno e “Boccola” prima dell’arrivo. A conquistare la classica e Mirko Celestino, che batte allo sprint Danilo Di Luca ed Eddy Mazzoleni

Nei due anni successivi (2000 e 2001) il percorso vede un piccolo cambiamento con l’inserimento del Colle del Gallo prima del Selvino e l’abbandono della Forcella di Bura, con i soliti Berbenno e “Boccola”. Sono Raimondas Rumsas e Danilo Di Luca a conquistare le due edizioni della classica delle “foglie morte”.

Nel 2002 il Lombardia parte da Cantù: sul percorso i corridori trovano Valbrona, Ghisallo, Colle dei Pasta, Colle del Gallo, Selvino, Bracca, Berbenno e “Boccola”. Sull’arrivo di Bergamo stavolta vince meritatamente Michele Bartoli, su Rebellin e Camenzind. Con l’ultima corsa in programma Paolo Bettini si aggiudica l’ambita Coppa del Mondo, classifica a punti che incorona il migliore ciclista dell’anno nello svolgimento delle classiche.

Nel 2003 è ancora Selvino ad impreziosire un Lombardia che vede il suo punto di partenza a Como. Su un percorso molto simile a quello dell’anno precedente bissa il successo del 2002 Michele Bartoli battendo di forza Angelo Lopeboselli. Lontani gli altri, con Frigo terzo a 1’35’’ dal toscano della Fassa Bortolo. Bissando il successo dell’anno precedente è ancora Bettini a salire sul gradino più alto del podio della Coppa del Mondo. A Bergamo il toscano viene premiato dal Presidente Onorario dell’UCI Pro Tour, Vittorio Adorni in una scena che si ripeterà anche l’anno successivo in occasione delle Olimpiadi di Atene.

Per tornare a rivedere il Selvino sul percorso della classica delle foglie morte si deve poi aspettare il 2016: la corsa parte in quell’occasione dalla solita Como per arrivare nuovamente a Bergamo. Dopo il Ghisallo i corridori affrontano Colle Brianza, Berbenno, Sant’Antonio Abbandonato, Miragolo San Salvatore, Selvino e “Boccola”. Si tratta di una sorta di “ricognizione” della tappa del Giro d’Italia dell’anno successivo. Nella giornata di grazia di Diego Rosa ad imporsi è il colombiano Esteban Chaves proprio ai danni del bravo piemontese. Nella volata a tre si piazza sul gradino più basso del podio Rigoberto Uran.

SELVINO E LA RUOTA D’ORO

Selvino è arrivo di un paio di tappe della classica Ruota d’Oro (gara a tappe per dilettanti negli anni Cinquanta)  con vittorie di Aldo Moser (nella seconda tappa del 1954, San Giuseppe Medolago – Selvino) e Renzo Fontona (nella San Pellegrino Terme – Selvino del 1959). Le due gare vedono la vittoria finale dello stesso Moser e dell’emiliano Romeo Venturelli, pupillo di Fausto Coppi e non in grado, tra i professionisti, di esprimere tutto il potenziale in proprio possesso.

Della Ruota d’Oro ne riparleremo anche nell’articolo sulla località di San Pellegrino Terme, per i legami della corsa con la storica località turistica.

SELVINO LA SETTIMANA BERGAMASCA (POI SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA)

Corsa di grande tradizione, la “Bergamasca”, dal 1988 conosciuta come Settimana Ciclistica Lombarda”, ha spesso fatto tappa a Selvino nel corso della sua storia quarantennale.

Organizzata dal G.S. Domus di Gianni Sommariva, la “Bergamasca” vede i propri natali nel 1970 con la sua prima edizione. Aperta a dilettanti (ed in qualche occasione con anteprima per allievi) essa si trasforma nel corso del tempo (nel 1993, per la precisione) in corsa aperta ai professionisti.

La “Bergamasca” con un albo d’oro spaventoso per qualità e paesi di provenienza dei vincitori, può essere senza dubbio considerata, al pari di Tour de l’Avenir e Giro dilettanti (oggi Under 23) una delle gare a tappe più importanti del panorama giovanile.

Scorrendone i protagonisti si possono analizzare tranquillamente tutte le “stagioni” del ciclismo dilettantistico: da quella dei forti italiani a quella del dominio russo, fino all’arrivo degli americani (con la vittoria di Lance Armstrong) ed alla seconda giovinezza del ciclismo tricolore (quello delle classi 1969, 1970 e 1971, soprattutto).

Qui sotto potete verificare in formato didascalico gli anni degli arrivi di tappa sul Selvino da parte della famosa corsa a tappe, con indicato vincitore della frazione e vincitore della classifica finale della Settimana:

1972 (prologo) Almenno – Selvino, vincitore di tappa Pietro Algeri, vincitore della classifica finale Fausto Bertoglio

1972 Almè – Selvino (cronoscalata), 1972 (prologo) Almenno – Selvino, vincitore di tappa Pietro Algeri, vincitore della classifica finale Fausto Bertoglio

1976 Curno – Selvino, vincitore di tappa Vittorio Algeri, vincitore della classifica finale Vittorio Algeri

1979 Nembro – Selvino (cronoscalata), vincitore di tappa Tommy Prim, vincitore della classifica finale Alberto Minetti

1986 Nembro – Selvino (cronoscalata), vincitore di tappa Vladimir Pulnikov, vincitore della classifica finale Zenon Jaskula

1990, Cene – Selvino, vincitore di tappa Piotr Ugrumov, vincitore della classifica finale Nikolai Golovatenko

1992, Nembo – Selvino (cronoscalata), vincitore di tappa Aleksander Shefer, vincitore della classifica finale Pavel Tonkov

1993, Bracca – Selvino (cronoscalata), vincitore di tappa Fabrizio Settembrini, vincitore della classifica finale Enrico Zaina

1999, Nembro – Selvino (cronoscalata), vincitore di tappa Raimondas Rumsas, vincitore della classifica finale Raimondas Rumsas

2001, Stezzano – Selvino, vincitore di tappa Serguei Gonchar, vincitore della classifica finale Serguei Gonchar

2005, Trescore Balneario – Selvino, vincitore di tappa Freddy Gonzalez, vincitore della classifica finale Riccardo Riccò.

Spesso il Selvino è stato affrontato anche come Gran Premio della Montagna nelle singole frazioni, soprattutto nelle ultime stagioni nelle tappe finali con arrivo a Bergamo. Da ricordare quella del 2006, la Bottanuco – Bergamo, conquistata da Eddy Ratti con classifica finale vinta da Robert Gesink, quella del 2008 (Bergamo – Bergamo, vincitore di tappa Francesco Failli, vincitore della classifica finale Danilo di Luca) e quella del 2010 (Montello – Bergamo, vincitore Josè Serpa, vincitore classifica finale Michele Scarponi).

SELVINO E IL GIRO GIOVANI

E’ nel 1988 che Selvino balza agli onori delle cronache: la prassi del tempo faceva infatti coincidere l’arrivo del Giro professionisti con quello dei dilettanti (su percorsi più brevi ed arrivi anticipati rispetto alla carovana). A conquistare la Novara – Selvino è il russo Dimitri Konychev che quell’anno si aggiudica anche la classifica finale del Giro Baby.

In altre occasioni il Selvino è stato teatro del passaggio della corsa: su tutte l’edizione del 2021 con la Bonferraro – San Pellegrino Terme, conquistata dal francese Alois Charrin.

SELVINO E I “SUOI” ATLETI

Diego Magoni è sicuramente il più noto ciclista nato a Selvino. Dilettante con la mitica maglia della GBC Itla ha conquistato nel 1976 una tappa al Giro della Val d’Aosta.

Un altro atleta che lega il proprio nome proprio a Selvino è sicuramente Gian Ferdinando Tomaselli (deceduto a Selvino nel 1944, pur nato a Salò). Pistard della fine dell’Ottocento, Tomaselli ha conquistato due titoli nazionali nello sprint nel 1897 e nel 1899.

Parlando invece di sport invernali non si possono dimenticare i tanti atleti passati per lo Sci Club Selvino: da Deborah Compagnoni a Daniela Zini, da Daniela Ceccarelli ai fratelli Giancarlo, Norman, Sergio, e Thomas Bergamelli, ma anche e soprattutto alle selvinesi “doc” Lara e Paola Magoni, oro olimpico a Sarajevo in slalom speciale (la prima) e medaglia mondiale a Sestriere (la seconda).

SAN PELLEGRINO TERME E IL CICLISMO DILETTANTISTICO FRA :

MILANO – SAN PELLEGRINO TERME E RUOTA D’RO

San Pellegrino Terme è legata a doppio filo al mondo del ciclismo, dilettantistico e professionistico e lo è per differenti aspetti: da “quella” San Pellegrino ispiratrice del famoso “Trofeo San Pellegrino” per dilettanti e della contemporanea squadra professionistica fino alle svariate competizioni che nel tempo si sono disputate attorno ad essa.

Il legame col Selvino è evidente per i molti passaggi che, nel corso del tempo, hanno condotto i corridori a valicare la salita bergamasca per poi fiondarsi verso la cittadina famosa per la mitica “Aranciata”.

Già dal 1911, con la vittoria di Mario Bonalanza, si segnala la presenza di una classica come la Milano – San Pellegrino. La corsa vedrà la disputa di ben undici edizioni, tra lo stesso 1911 ed il 1948.

Ecco, in ordine cronologico, i vincitori della competizione:

1911 Mario Bonalanza

1912 Tranquillo Lovati

1913 Giovanni Bassi

1916 Angelo Vai

1917 Giovanni Martinelli

1920 Gaetano Belloni

1921 Costante Girardengo

1927 Gianni Vitali

1934 Nino Sella

1935 Giovanni Gotti

1948 Virgilio Salimbeni

Il 1953 è invece l’anno della prima edizione della Ruota d’Oro (allora chiamata anche Trofeo San Pellegrino), corsa a tappe inizialmente riservata ai dilettanti e poi, attorno alla fine degli anni Settanta, riproposta anche per i professionisti. In quel primo anno di attività ad imporsi nella tappa di San Pellegrino è Livio Buosi ed il vincitore della classifica finale è il grande inseguitore Guido Messina, uno dei pochissimi a riuscire nell’impresa di battere Fausto Coppi nell’inseguimento e di conquistare il titolo olimpico e quello mondiale sia tra i dilettanti che tra i professionisti.

Nel 1959 si impone invece a San Pellegrino (tappa Busiano – San Pellegrino) Bruno Mealli, laziale, fratello di quel Franco inventore, fra le altre, della Tirreno – Adriatico e del Giro della Provincia del Lazio per dilettanti. Bruno, nel 1960, sarà compagno di squadra di Vittorio Adorni nella “romanissima” Faema Preneste.

IL TROFEO SAN PELLEGRINO

Il San Pellegrino è stata sicuramente una fra le corse più importanti del ciclismo dilettantistico italiano. Gara a tappe costruita con l’intento di scoprire nuovi talenti (spesso arruolati tra le file della squadra San Pellegrino del direttore sportivo Gino Bartali) la gara era basata su un larghissimo numero di prove di qualificazione da svolgersi nelle singole regioni (le famose “Cento Corse” San Pellegrino) e successivamente anche all’estero. I qualificati avrebbero potuto gareggiare nel gran finale della corsa italiana (a tappe per molti anni e poi con finali a prova unica in linea).

Disputate spesso nel periodo del finale di stagione (ottobre) le tappe finali del San Pellegrino toccavano molte regioni d’Italia terminando regolarmente a nella cittadina bergamasca.

Nel 1956, nel corso della prima edizione, è Giuseppe Carizzoni a vincere la tappa finale del Trofeo (Casale – San Pellegrino), con Dino Bruni vincitore della classifica finale.

Nel 1957 la cronometro Bergamo – San Pellegrino chiude la manifestazione: vince Felice Adami, mentre la gara a tappe è conquistata da Vendramino Bariviera.

Nel 1958 è Giuseppe Vanzella a conquistare la Lecco – San Pellegrino, con lo spezzino Graziano Battistini re del Trofeo.

Nel 1959 San Pellegrino è teatro della partenza verso Reggio Emilia, nella tappa conquistata da Belloni (il Giro verrà poi vinto da Brugnami).

Nel 1960 la Mantova – San Pellegrino viene vinta da Clay Santini, ma sui tornanti della Presolana è Franco Balmamion il mattatore insieme a Giorgio Zancanaro. I due attaccano il capoclassifica Vittorio Adorni e Balmamion conquista il Trofeo.

La Verbania – San Pellegrino del 1962 (nel 1961 il Trofeo diventa prova per i futuri mondiali di Salò del ’62 e si disputa nella zona del Garda) è finale unica del Trofeo, ma al momento non si hanno riferimenti riguardo al vincitore.

SAN PELLEGRINO E IL GIRO GIOVANI

Nel 1970 viene proposto in grande stile, con unico sponsor proprio la San Pellegrino, il Giro d’Italia dilettanti. La maglia del capoclassifica non è arancione come quella del precedente Trofeo, bensì rosa, con una fascia blu trasversale dedicata allo sponsor della competizione.

La prima edizione del Giro Baby viene conquistata dal fortissimo scalatore piemontese Giancarlo Bellini, in grado di conquistare dopo qualche anno anche la maglia a pois al Tour de France. San Pellegrino ritorna di prepotenza agli onori delle cronache nello stesso 1970 per l’arrivo della Alessandria – San Pellegrino che vede sfrecciare davanti a tutti Alessandro Benvenuti.

L’anno successivo, il 1971, è in programma la Ospitaletto – San Pellegrino Terme che vede la vittoria di Pietro Ettore Mingardi. Fa clamore, in quei giorni, l’affermazione nella gara a tappe di un forte atleta trentino: Francesco Moser.

Passano ben ventuno anni per rivedere il Giro dilettanti a San Pellegrino: nel 1992 Roberto Menegotto conquista in volata la Tortona – San Pellegrino, mentre un ragazzino magrolino e con pochi capelli in testa porta a casa la maglia del Giro: si chiama Marco Pantani e corre per l’Emilia.

Dopo ventinove anni, nel 2021, gli organizzatori del Giro d’Italia Enel Under 23 Marco Selleri e Marco Pavarini, riportano il ciclismo che conta sui rettilinei della Val Brembana: nella Bonferraro – San Pellegrino Terme suona la “Marsigliese” per l’affermazione di Alois Charrin, in una tappa già citata in precedenza anche nel pezzo sul Selvino, proprio per il passaggio dalla nota salita bergamasca. In rosa si presenta sul traguardo Juan Ayuso, vero e indiscusso dominatore dell’edizione 2021 del Giro.

SAN PELLEGRINO E I PROFESSIONISTI

Il Giro d’Italia del 1937 è il primo a far tappa a San Pellegrino: nella diciottesima tappa, la Gardone – San Pellegrino, si impone Glauco Servadei in maglia Ganna, mentre il Giro viene vinto da Gino Bartali. Quell’anno Gino potrebbe anche ottenere la grande accoppiata Giro – Tour (primo nella storia), ma la caduta nel torrente Colau (verso Briancon) provocano la perdita di svariati minuti in classifica e della maglia gialla.

Nel 1953 è Nino Assirelli, famoso per la fuga bidone con Clerici dell’anno successivo, a vincere la Torino – San Pellegrino, con Koblet saldamente in rosa al termine della tappa.

Il terzo arrivo a San Pellegrino coincide con una delle più famose giornate della storia del ciclismo: nella Trento – San Pellegrino del 1955 il Giro parte dalla Val d’Adige con un indiscusso leader. In rosa è il giovane Gastone Nencini, in maglia Chlorodont, con Fiorenzo Magni ad inseguire il “leone del Mugello” a distanza di sicurezza. Il percorso prevede per quel giorno le due salite, con tratti sterrati, del Roncone e del Sant’Eusebio, prima di una lunga tratta in pianura verso la bergamasca. Magni, con grande esperienza, monta tubolari di spessore maggiore rispetto alla norma, mentre Nencini opta per le dimensioni classiche ed utilizzate normalmente. Sui “girini” inizia a piovere copiosamente e Nencini viene appiedato dalla prima foratura di giornata. Gastone impreca, soffre, rientra su Magni e Coppi scatenati all’attacco. Dopo qualche chilometro, con grandissima sfortuna, Nencini è vittima dell’ennesima foratura. Fiorenzo Magni e Fausto Coppi se ne vanno lasciando nuovamente il giovane toscano al suo destino. In un primo momento Fausto pare non collaborare, poi grazie agli incitamenti di Magni (ed a qualche traguardo volante conquistato) il “Campionissimo” inizia a dare cambi a Fiorenzo (vestito della maglia di campione italiano). Al traguardo Coppi conquista la tappa, mentre Fiorenzo, con 12’’ su Fausto porta a casa il suo terzo Giro d’Italia.

Nel 1959 la Bolzano – San Pellegrino (con Mendola e Tonale) viene conquistata dall’abruzzese Alessandro Fantini, mentre nel 1964 è Franco Bitossi ad imporsi nella Brescia – San Pellegrino (con Forcella di Bura e Presolana).

Altro arrivo nel 1969, con partenza da Zingonia (sede dello stabilimento della Faema) ed arrivo nella località termale: stavolta è Basso a conquistare il traguardo in una giornata difficile con le salite di Selvino, Forcella di Bura e Costa d’Olda.

Passano otto anni e nel 1977 è Renato Laghi in maglia Vibor a conquistare la più bella vittoria della carriera sul traguardo della Pinzolo – San Pellegrino.

Per tornare a San Pellegrino si arriva al 2011: Eros Capecchi della Liquigas conquista con una volata ristretta il traguardo della Morbegno – San Pellegrino con le salite della “Boccola” e del Passo di Ganda.

SAN PELLEGRINO TERME TRA CRITERIUM E TROFEO COUGNET

Accanto al Giro si segnalano il Criterium del 1956 vinto da Pierino Baffi, la Verona – San Pellegrino (8° prova del Trofeo Cougnet) del 1962 vinta Bariviera e il Criterium del 1988 vinto da Adriano Baffi (figlio di quel Pierino vincitore nel 1956!).

LA SQUADRA SAN PELLEGRINO

Voluta fortemente dai manager della San Pellegrino e da Gino Bartali, la squadra professionistica della San Pellegrino opera nel ciclismo che conta dal 1957 al 1963 (anno in cui prende il nome di San Pellegrino viene sostituito da Firte dopo il Giro).

Tanti sono i nomi importanti del ciclismo italiano passati dal team di Bartali e Della Torre a partire da quel Romeo Venturelli indicato da tutti come il successore di Fausto Coppi. Anche il “Campionissimo”, nel 1960, avrebbe compiuto l’ultimo passo della carriera con la maglia arancione della San Pellegrino Sport. Nel dicembre del 1959, dopo le foto di rito insieme a Gino Bartali, Coppi non ahimè avrebbe avuto il tempo di inforcare la propria bici per trasferire le proprie competenze ai giovani compagni: il 2 gennaio del 1960 sarebbe spirato a causa della malaria contratta durante una battuta di caccia nell’Alto Volta.

Accanto a Venturelli, negli anni, la San Pellegrino ha avuto ottimi corridori come Alfredo Sabbadin, Ernesto Bono, Giuseppe Fezzardi, Franco Cribiori, Vincenzo Meco, Aldo ed Enzo Moser, Giorgio Zancanaro. Una citazione a parte merita quel Marino Fontana, vincitore di un titolo italiano (quello del 1963) riconosciuto dalla Lega Professionisti (in cerca dell’indipendenza dall’UVI), ma non dall’Unione Velocipedistica Italiana e dal CONI.

Paradossalmente, alla partenza del Giro 1963, si sarebbero così trovati due atleti (Fontana e Mealli) fasciati del tricolore. L’assurda situazione avrebbe portato, dopo qualche giorno di accesa polemica, a riconoscere la maglia del solo Bruno Mealli obbligando Fontana a svestirsi del simbolo. La grande delusione dei dirigenti della San Pellegrino sarebbe sfociata nell’abbandono dei colori sociali (arancioni) e nella continuazione del Giro 1963 con anonime maglie nere con la scritta bianca “Sport” (Zancanaro avrebbe conquistato una tappa a La Spezia con quella livrea). Sarebbe stato quello l’ultimo anno di una sponsorizzazione che, forse, avrebbe potuto portare ottimi risultati se rinnovata nel tempo: la stagione del 1963 sarebbe stata completata dal subentro di Firte come sponsor al posto di San Pellegrino, con la maglia trasformata in giallorossa dall’originario arancione.

IVAN GOTTI

Bergamasco nato a San Pellegrino Terme, Ivan Gotti è sicuramente il ciclista più famosa della zona. Ottimo scalatore, Gotti conquista due Giro d’Italia (nel 1997 e nel 1999).

Vince la sua prima corsa sul Monte Penice, fra gli allievi e, fra i dilettanti, in maglia Remac conquista l’ambito Giro della Val d’Aosta, mentre nel 1990 è secondo dietro a Belli (e davanti a Pantani) nel Giro Baby.

Passa professionista con la Gatorade nel 1991. L’anno della consacrazione è il 1995 quando veste la maglia gialla di capoclassifica del Tour de France chiudendo quinto a Parigi.

Nel 1996 conquista la tappa dell’Aprica al Giro d’Italia (chiudendo quinto in classifica generale), mentre nel 1997 bissa il successo di tappa al Giro, nella Racconigi – Cervinia, conquistando la classifica finale davanti a Tonkov.

Nel 1999, in un Giro funestato dall’esclusione di Marco Pantani a Madonna di Campiglio, Gotti si fa trovare nuovamente pronto conquistando il suo secondo Giro d’Italia in maglia Polti.

2021_ San Pellegrino Terme La cartolina
2021_San Pellegrino Terme la cartolina
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1977_San Pellegrino Terme Renato Laghi
1977_ San Pellegrino Vittoria di Renato Laghi a San pellegrino
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1970_San Pellegrino_ Francesco Moser e la gara
1976_ Francesco Moser_ racconta la sua esperienza a San Pellegrino
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2021_ San Pellegrino Terme presentazione di tappa
2021_ San Pellegrino Documento Video storico di presentazione della tappa con analisi altimetrica da parte di Davide Cassani
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2021_ San Pellegrino Terme Highlights
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San pellegrino Terme : Renato Laghi e la sua carriera
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